Ordine di San Benedetto
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cercaSan Benedetto da Norcia, Fondatore del'Ordine
L'Ordine di San Benedetto (in latino Ordo Sancti Benedicti o, semplicemente, O.S.B.), popolarmente denominato Ordine Benedettino, è un
ordine monastico osservante la
Regola dettata nel
534 da
san Benedetto da Norcia e che conferì al monachesimo
occidentale la sua forma definitiva.
Indice[
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1 Storia2 Regola benedettina3 Architettura ed organizzazione monastica3.1 Architettura monastica3.1.1 Chiesa3.1.2 Chiostro3.1.3 Capitolo3.1.4 Biblioteca3.1.5 Dormitorio e celle3.1.6 Refettorio3.1.7 Cimitero3.1.8 Foresteria3.1.9 Infermeria e giardino dei semplici3.1.10 Cucine3.1.11 Gabinetti3.1.12 Scuole3.1.13 Noviziato3.1.14 Azienda agricola3.1.15 Magazzini e laboratori3.1.16 Appartamenti dell'abate3.2 Organizzazione monastica3.2.1 L'abate3.2.2 Il priore3.2.3 Il cantore3.2.4 Il portinario3.2.5 Il sagrestano3.2.6 Il cellaro3.2.7 Il refettorista3.2.8 Il cuciniere3.2.9 L'infermiere3.2.10 L'elemosiniere3.2.11 Il maestro degli ospiti3.2.12 Il ciamberlano3.2.13 Il maestro dei novizi3.2.14 Il settimanale3.3 La giornata del monaco4 L'organizzazione dell'Ordine5 Lo studio ed il lavoro6 Benedettini e Benedettine celebri7 Le abbazie8 Benedettini al cinema e nella letteratura9 Note10 Voci correlate11 Collegamenti esterni//
Storia [
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I monaci Benedettini non rimasero chiusi nei loro
monasteri, ma si dedicarono attivamente alla diffusione del messaggio
cristiano e, anche con il sostegno di
papa Gregorio Magno (
590-
604), si diffusero prima in
Italia e poi al di là delle
Alpi.
Molto conosciuto è il ruolo che svolsero in campo culturale: per quanto la
regola benedettina non imponga direttamente e in modo coercitivo ore dedicate allo studio, ne accenna l'importanza. Da qui iniziò il processo di produzione di manoscritti, che sarebbe diventato in qualche modo precipuo durante il corso del medioevo. Alla produzione di codici di argomento religioso affiancarono il paziente lavoro di copiatura di testi antichi, anche scientifici e letterari. Tra l'altro il loro elevato livello culturale e la loro capillare diffusione sul territorio indusse
Carlo Magno ad affidare proprio ai benedettini il compito di organizzare un sistema regolare di
istruzione.
I benedettini prosperarono per tutto il
medioevo, come testimoniano i circa 14.000 monasteri appartenenti all'ordine censiti prima del
Concilio di Costanza tenutosi nel
1415, costruiti in luoghi isolati e lontani dalle città, alcuni dei quali erano così grandi che ospitavano oltre 900 monaci. L'ordine entrò però in crisi quando cominciarono a prendere piede le riforme avviate verso la fine dell'
XI secolo che incoraggiavano il lavoro
missionario e
parrocchiale fuori dal monastero. Questa tendenza si accentuò ulteriormente nel
XIII secolo con la nascita degli
ordini mendicanti e di quelli predicatori: i
Francescani fondati nel
1210, i
Domenicani nel
1210 ed i
Carmelitani nel
1250. A partire da quell'epoca il monachesimo di
clausura così come era conosciuto prima cessò di esistere ed i monasteri non furono più costruiti extra moenia (fuori dalle mura delle città) ma direttamente nei centri abitati.
La riforma promossa a partire dal
XV secolo da centri come quello di
Santa Giustina di Padova e sanzionata nel
secolo successivo dal
Concilio di Trento (
1545-
1563) consentì il riprendersi dei centri monastici benedettini, sempre più spesso orientati a svolgere anche compiti di alta cultura, specie nel settore dell'erudizione storico-artistica e in quello musicale.
Regola benedettina [
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Per approfondire, vedi la voce
Regola benedettina.
La
Regola benedettina, in latino denominata Regula monachorum o Sancta Regula , dettata da
San Benedetto da Norcia nel
534, consta di un Prologo e di settantatré capitoli. È una dettagliata regolamentazione dei diversi aspetti della vita monastica, che viene organizzata intorno a quattro assi portanti, volti a permettere di fare fronte alle tentazioni impegnando continuamente ed in modo vario il monaco: la preghiera comune, la preghiera personale, lo studio (non solo delle Sacre Scritture ma anche di
scienza e
arte) e il lavoro.
Architettura ed organizzazione monastica [
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San Benedetto nella Regola menziona gli ambienti ed i ruoli chiave dell'organizzazione monastica con grande esattezza: l'
oratorio, il
dormitorio, il
refettorio, la
cucina, i
magazzini, l'
infermeria, il
noviziato, gli ambienti per gli ospiti e indirettamente, il
capitolo, l'
abate, il
priore, il
cellario, l'
infermiere ecc.
Architettura monastica [
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L'ampiezza delle comunità monastiche variavano enormemente in funzione della ricchezza e del prestigio: alcune erano piccolissime, altre (poche) potevano accogliere anche 900 monaci. In media però ne riunivano da 10 a 50 perché l'Abate doveva conoscere e seguire i suoi monaci e guidarli come un padre spirituale.
Solitamente costruito vicino ad un corso d'acqua, l'intero complesso monastico era orientato in modo che l'acqua poteva essere convogliata verso le fontane e la cucina prima di raggiungere la
lavanderia ed i bagni.
Le origini della struttura del tipico monastero rimangono oscure. Probabilmente i monaci si rifecero in parte alle
ville romane, edifici a loro familiari e costruite su uno schema unico in tutto l'
Impero. D'altra parte i monaci, quando potevano, stabilivano le loro comunità in edifici preesistenti, spesso proprio delle ville di origine romana che poi adattavano alle loro esigenze. A volte occupavano anche edifici precedentemente dedicati a
culti pagani.
Il tempo, l'esperienza e le esigenze delle comunità monastiche lentamente influirono sull'impostazione originale dei monasteri che, essendo comuni a tutte le latitudini, portò a monasteri a rassomigliarsi tra loro.
Alla fine l'aspetto generale del convento risultò essere quello di una sorta di
città con case divise da strade ed edifici, soprattutto nei grandi monasteri, divisi in gruppi. L'edificio della
chiesa forma il nucleo e rappresenta il centro religioso della comunità. Perseguendo l'indipendenza dal mondo esterno, inoltre, i monaci si dotarono di
mulini,
forni,
stalle,
cantine e dei laboratori artigiani necessari per eseguire riparazioni e quant'altro fosse richiesto per soddisfare le esigenze della loro comunità.
Chiesa [
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In altezza la chiesa di norma domina materialmente il resto dell'abbazia, inoltre è sempre molto ricca dimostrando la grande importanza che l'ufficio divino deve avere nella vita del monaco. La sua dimensione e ricchezza esprime anche la prosperità del monastero e spesso vi sono seppelliti i benefattori della comunità e conservate le
reliquie dei
santi.
Per la sua costruzione i monaci si rifecero soprattutto alle
basiliche romane, molto diffuse in
Italia: una
navata centrale e due laterali illuminate da una fila di finestre sulle pareti, terminanti in un
abside semicircolare.
Chiostro [
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Il
chiostro (dal
latino claustrum, luogo chiuso), è stilisticamente ripreso dall'
atrium delle
ville romane ed è il luogo deputato alla
meditazione (per questo vi vige la regola del silenzio) servendo ai religiosi da deambulatorio e riparo. È sempre circondato da portici sostenuti da
colonne e
pilastri ed è posizionato centralmente alle varie costruzioni del monastero di cui viene così a formare l'ossatura, infatti su di esso si affacciano gli edifici più importanti, come la chiesa, il capitolo per le riunioni della comunità monastica, il dormitorio (poi sostituito dalle celle), il refettorio.
Capitolo [
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È il locale deputato alle riunioni della comunità monastica dove:
Il
postulante si presenta a chiedere l'ammissione al monastero
l'
abate impone il nome nuovo al postulante che così diventa
novizio e, in segno di umiltà ed affetto, gli
lava i piedi, seguito in ciò da tutti i fratelli;
Il novizio emette i voti divenendo
monacol'abate convoca i suoi monaci per consultarli su questione importanti per la comunità .
funge anche da camera ardente per la veglia dei monaci deceduti.
Sebbene San Benedetto non abbia mai nominato esplicitamente il capitolo, non di meno egli aveva ordinato nella Regola dei momenti di riunione così, intorno al
IX secolo, si cominciò ad adibire un apposito locale allo scopo scegliendolo sempre accanto al chiostro.
Inizialmente nel capitolo si ci riuniva solo per la distribuzione del lavoro manuale tra i monaci, solo con il tempo fu dedicato escusivamente alle riunioni ufficiali della comunità. Il suo nome deriva dalle letture (preghiere,
sacre scritture e la regola dell'ordine) che accompagnavano abitualmente l'attribuzione delle varie incombenze. Benché il passo letto quotidianamente non corrispondesse sempre ad un capitolo, tuttavia questo nome restò attribuito alla sala.
Biblioteca [
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Le
biblioteche benedettine hanno svolto l'importantissima funzione di preservare, dopo la caduta dell'
Impero Romano, le conoscenze antiche raccogliendo dalle rovine quello che veniva recuperato.
Anche ai giorni nostri la biblioteca di un monastero ha grande importanza, dato che la lettura e lo studio fanno parte integrante della vita monastica. Sono inoltre aperte e frequentate anche da studiosi esterni, che spesso solo lì possono reperire i documenti di cui necessitano.
Dormitorio e celle [
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Il dormitorio era la camerata comune dove, secondo la Regola, una
lampada era mantenuta sempre accesa. Quando i monaci erano tanti, erano divisi tra più dormitori.
Con gli anni si passò dalla camerata comune alle celle. Dapprima si praticarono delle divisioni di legno per isolare il monaco dalle inevitabili distrazioni di una sala comune, incompatibili con le esigenze dell'attività intellettuale (studio). In seguito la stanza fu chiusa da una porta e, in tal modo, si giunse al tipo di costruzione attuale divenuto di uso generale dal
XV secolo.
Refettorio [
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Il refettorio era la sala comune dove i monaci si riunivano per consumare i loro pasti. Originariamente costruito sul piano del
triclinium romano, terminava in un'abside. I tavoli erano (e sono tuttora) normalmente disposti su tre lati lungo le pareti, lasciando il centro libero per gli inservienti. Vicino al refettorio c'era sempre una fontana dove si ci poteva/doveva lavare prima e dopo i pasti.
Per evitare che fosse solo un'occasione per appagare le proprie esigenza fisiologiche e rendere il tempo lì trascorso in un atto profondamente religioso, durante tutto il pasto un monaco a turno è incaricato di leggere brani tratti dalla
Sacra Scrittura, per questa ragione vi vige regola del silenzio. Turni settimanali sono adottati anche per avvicendare i monaci nel servire gli altri in cucina.
Cimitero [
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Alla loro morte, i monaci erano seppelliti nel cimitero interno al monastero.
Nei secoli passati, quando le difficoltà delle comunicazioni rendevano enormi le distanze, i monaci avevano trovato il mezzo di annunziarsi scambievolmente la morte di un confratello e assicurare così i reciproci suffragi: d'abbazia in abbazia, di provincia in provincia, peregrinava un religioso che portava con sé la lista dei morti dove erano annotati i defunti dell'anno con un breve
curriculum vitae.
Questo uso ha perduto la sua ragion d'essere ma ancora oggi, quotidianamente ed all'
ora prima, i monaci ricordano i religiosi ed i benefattori defunti e, una volta al mese, tutta la comunità va a benedire le salme che riposano nei sepolcri.
L'onore di essere sepolti tra i monaci era un privilegio che la comunità talvolta poteva concedere a
vescovi, re e benefattori.
Foresteria [
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Le comunità monastiche sempre ed ovunque hanno accordato una generosa ospitalità a tutti con spirito di servizio. Per questa ragione i monasteri costruiti lungo vie molto trafficate erano particolarmente attrezzati allo scopo e molto apprezzati. Spesso accoglievano anche ospiti di riguardo come re, principi e vescovi in viaggio insieme alle loro corti ed accompagnatori. Le infermerie erano collegate a queste ali del monastero per curare anche gli ospiti che ne avessero bisogno.
Gli edifici adibiti all'ospitalità erano spesso suddivisi in aree distinte in funzione del censo di chi dovevano accogliere: ospiti importanti, altri monaci o pellegrini e poveri viaggiatori. Erano, inoltre, posizionati dove meno interferivano con la privacy del monastero ed avevano anche una cappella perché gli estranei non erano ammessi nella chiesa utilizzata da monaci e monache.
Infermeria e giardino dei semplici [
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L'infermeria era un edificio separato dedicato ad ospitare i monaci malati o deboli che erano affidati ad un monaco-medico. Era dotata di un
orto per la coltivazioni delle erbe medicinali, il
giardino dei semplici. Spesso erano poste vicino al dormitorio.
Cucine [
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La cucina (dove i monaci servivano in turni settimanali) era naturalmente situata vicino al refettorio. Nei monasteri più grandi c'erano più cucine: per i monaci, i novizi e gli ospiti.
Gabinetti [
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I gabinetti erano separati dagli edifici principali ed erano raggiungibili percorrendo un corridoio. Erano sempre disposti con grande cura verso l'igiene e la pulizia e forniti di acqua corrente ogni volta che era possibile.
Scuole [
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Molti monasteri avevano scuole esterne per gli
oblati, ragazzi destinati dai loro genitori alla vita monastica. In anni recenti alcuni hanno istituito anche scuole e
collegi aperti a giovani che non hanno la chiamata religiosa.
Noviziato [
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I novizi, non essendo ancora parte della comunità, non avevano il diritto di frequentare la zona di
clausura. Avevano un posto nel coro durante gli uffici divini, ma trascorrevano il resto del tempo nel
noviziato. Un monaco anziano, il prefetto o maestro dei novizi, li istruiva nei principi della vita religiosa e li sorvegliava. Il periodo di prova durava una settimana. I noviziati più grandi avevano propri dormitori, cucine, refettori, sale di lavoro ed anche chiostri.
Azienda agricola [
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Le aziende agricole sono intese dalla regola da un lato come un'occasione di lavoro, dall'altro come un mezzo di sostentamento che assicurava al monastero l'autonomia alimentare.
Pur mantenendosi ben curata ed ordinata, oggi non ha più l'importanza dei secoli passati, quando la terra costituiva l'elemento quasi esclusivo della ricchezza monastica. Oggi la funzione della tenuta monastica, dove pure essa esiste, è quella di permettere al monastero di trarne, almeno in parte, i prodotti necessari al proprio sostentamento.
Magazzini e laboratori [
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Nessun monastero era completo senza le sue dispense per conservare il cibo. C'erano, inoltre, granai, cantine e altri locali di servizio; tutto posto, insieme agli edifici delle fattorie, sotto la tutela del monaco cellaio.
Molti monasteri possedevano mulini per macinare il
grano.
Appartamenti dell'abate [
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A partire dal
tardo Medioevo separati erano anche gli appartamenti del capo della comunità: l'
abate.
Organizzazione monastica [
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Per assicurare il buon funzionamento del monastero, soprattutto nei monasteri più grandi, l'abate si avvaleva di una serie di collaboratori che a lui rendevano conto per lo svolgimento di molte mansioni.
L'abate [
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L'autorità massima del monastero è nelle mani dell'abate che può avere alle sue dirette dipendenze un
priore ed un sotto-priore. Nei grossi monasteri, l'amministrazione spiccia è a carica di diversi altri monaci.
Il priore [
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Il priore è il vice dell'abate che, tra l'altro, lo sostituisce durante le sue assenze. Se necessario può essere coadiuvato da un sotto-priore.
Il cantore [
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Il cantore (o precentor) si occupa dei canti durante i servizi divini. Suo assistente è il succentor. È anche uno dei tre monaci che conserva le chiavi del monastero. Tra gli altri suoi compiti c'è
l'istruzione dei novizi
l'opera di libraio ed archivista e, quindi, la responsabilità della conservazione dei libri e di fornire i monaci con quelli necessari libri per le orazioni
la preparazione di brevi biografie dei monaci morti (che poi venivano portate di convento in convento per dar notizia di chi era venuto a mancare).
Il portinario [
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Il portinario è il monaco responsabile dell'ingresso e dell'uscita dal monastero.
Il sagrestano [
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Il sagrestano è incaricato di curare la Chiesa insieme con il suo arredo ed i paramenti sacri. Oltre a mantenere tutto in ordine e pulito e preparare la chiesa per le funzioni (ad es. accendendo le candele), tra le altre sue responsabilità c'è anche l'illuminazione interna al monastero e per questo sovrintendeva alla costruzione di candele e del cotone necessario per i malati.
Al fine di non lasciare la chiesa incustodita, mangiava e dormiva in appositi locali nei suoi pressi.
Il suo assistente principale era il revestarius che si occupava dei paramenti sacri e degli arredi dell'altare. Un altro era il tesoriere incaricato di reliquari, vasi sacri ecc.
Il cellaro [
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Il cellaro si occupa del cibo e della sua conservazione. In caso di necessità è esentato dalla partecipazione ai cori. Tra le sue incombenze c'è anche la scelta degli inservienti laici dei servizio in refettorio. Era incaricato anche della legna, il trasporto di materiali (non solo cibo), la manutenzione degli edifici ecc. Suo aiutante è il vice-cellaro e, nel forno, il granatorius che si assicura della qualità delle granaglie.
Il refettorista [
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Il refettorista è incaricato di curare il refettorio, assicurare la pulizia dei luoghi, degli arredi e delle posate. Si occupa anche del lavandino, delle relative tovaglie e, quando necessario, dell'acqua calda.
Il cuciniere [
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Il cuciniere ha la grande responsabilità di fare le porzioni ed evitare sprechi. Fra i suoi collaboratori c'è l'ampor che si occupa degli acquisti all'esterno.
Fra gli altri compiti del cuciniere c'è il mantenimento di un registro delle spese e di un inventario dei beni a sua disposizione da illustrare settimanalmente all'Abate. È anche responsabile della pulizia delle posate e dei locali.
Per i suoi impegni è spesso esentato dai cori.
I frati che servono nel refettorio in turni settimanali sono sotto i suoi ordini. A conclusione dei loro turni, la domenica sera lavano i piedi ai confratelli.
L'infermiere [
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L'infermiere doveva curare amorevolmente deboli e malati e, quando necessario, era esentato dalla partecipazione alle funzioni comuni. Dormiva sempre nell'infermeria, anche quando non c'erano malati, così da essere sempre reperibile in caso di emergenza.
L'elemosiniere [
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L'elemosiniere era incaricato di distribuire le elemosine, in cibo e vestiti, con spirito di carità e discrezione.
Il maestro degli ospiti [
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Nel
Medioevo l'ospitalità ai viaggiatori da parte dei monasteri era così frequente che il maestro degli ospiti richiedeva grande tatto, prudenza e discrezione, così come affabilità, poiché la reputazione del monastero era nelle sue mani. Suo primo dovere era di assicurarsi che i locali erano sempre pronti per riceverli, che proprio lui doveva accogliere, secondo quanto espresso dalla Regola, come lo stesso Cristo, e durante la loro permanenza sopperire alle loro necessità, intrattenerli, condurli in chiesa per assistere alle funzioni, ed essere sempre a loro disposizione
Il ciamberlano [
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Il ciamberlano sovrintendeva il guardaroba dei fratelli, il loro rammendo o rinnovo di quelli sdruciti, mettendo da parte quelli non più usati per distribuirli ai poveri. Supervisionava anche la lavanderia ed l'acquisto all'esterno del necessario per il confezionamento degli abiti. Sempre suo compito erano i preparativi per il bagno, il lavaggio dei piedi ed il taglio della barba dei confratelli.
Il maestro dei novizi [
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Il maestro dei novizi era uno dei monaci più importanti. Nella chiesa, nel refettorio, nei chiostro o nel dormitorio sorvegliava i novizi e trascorreva il giorno ammaestrandoli e facendoli esercitare sulle regole e le pratiche tradizionali della vita religiosa, incoraggiando ed aiutando chi dimostrava una reale vocazione.
Il settimanale [
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Il settimanale era incaricato di cominciare tutte le Ore canoniche, dare le benedizioni richieste e cantare nella messa solenne celebrata giornalmente.
I servizi settimanali includevano, oltre a quelli già ricordati, il lettore nel refettorio che era incoraggiato a prepararsi bene al fine di evitare errori durante l'ufficio. C'era anche l'antifono il cui dovere era di intonare la prima antifona dei salmi e guidare la recitazione delle funzioni.
La giornata del monaco [
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Per approfondire, vedi la voce
Rito benedettino.
"Ti ho lodato sette volte al giorno", questo sacro numero di sette si esprime nei momenti di preghiera: Lodi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta.
Prima dell'alba il monaco si alza al suono della campana e si reca in chiesa per la recita dell'
ufficio notturno, che termina con le
lodi mattutine.
Al termine di questo spazio di tempo riservato alla preghiera, il monaco inizia il proprio lavoro che non interrompe più sino alla
Messa conventuale, centro di tutta l'ufficiatura e punto culminante della vita monastica.
La campana dell'
Angelus ricorda l'ora del pranzo: nel refettorio l'Abate benedice la mensa ed il lettore che, come vuole la regola, leggerà un brano di
Santa Scrittura durante il pasto.
Dalla lettura ad alta voce deriva naturalmente la legge del silenzio per evitare ogni diminuzione di raccoglimento.
A tavola ed a turni settimanali i monaci si servono a vicenda mentre uno legge la
Sacra Scrittura.
Dopo il pranzo c'è un'ora di ricreazione comune. Pare che la ricreazione attuale dei monasteri benedettini non risalga alle origini dell'istituzione monastica, sebbene la Regola di San Benedetto assegnasse già ai monaci qualche momento al giorno per lo scambio delle parole necessarie: comunque, dal
IX secolo, la ricreazione è ammessa ovunque ed attualmente avviene due volte al giorno, a mezzogiorno e alla sera.
Al termine della ricreazione i monaci ritornano al loro lavoro.
La campana della cena riunisce di nuovo la comunità monastica per un pasto rapido e frugale, seguito da una breve ricreazione. Quindi il monastero si immerge nel silenzio: è l'ora di
compieta, la preghiera della sera, l'ultimo atto della giornata del monaco.
L'abate benedice i monaci e, dopo qualche altra preghiera per i morti o alla Vergine, dopo aver detto "il Signore ci conceda una notte serena ed un riposo tranquillo" tutto tace.
La lunga ed operosa giornata del monaco è chiusa.
Da compieta all'indomani mattina, finito l'ufficio notturno, nessuno può rompere il silenzio senza un grave motivo.
L'organizzazione dell'Ordine [
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I monaci benedettini sono organizzati in monasteri canonicamente autonomi retti da un
abate e federati in congregazioni con a capo un abate Presidente.
Attualmente l'ordine è suddiviso in 20 congregazioni (tra parentesi, l'anno della fondazione):
Congregazione Benedettina Cassinese (
1408);
Congregazione Benedettina d'Inghilterra (
1336);
Congregazione Benedettina di Ungheria (
1500);
Congregazione Benedettina di Svizzera (
1602);
Congregazione Benedettina d'Austria (
1625);
Congregazione Benedettina di Baviera (
1684);
Congregazione Benedettina del Brasile (
1827);
Congregazione Benedettina di Solesmes (
1837);
Congregazione Benedettina Americana Cassinese (
1855);
Congregazione Benedettina Sublacense (
1872);
Congregazione Benedettina di Beuron (
1868);
Congregazione Benedettina Elveto-americana (
1881);
Congregazione Benedettina di Sant'Ottilia (
1884);
Congregazione Benedettina dell'Annunziata (
1920);
Congregazione Benedettina Slava (
1945);
Congregazione Benedettina Olivetana (
1313);
Congregazione Benedettina Vallombrosana (
1039);
Congregazione Camaldolese dell'Ordine di San Benedetto (
980);
Congregazione Benedettina Silvestrina (
1231);
Congregazione Benedettina della Santa Croce del Cono Sur (
1970).
Nel
1893, per volere di
papa Leone XIII, le congregazioni e gli altri monasteri dell'ordine non legati a nessuna di esse vennero riuniti in una Confederazione presieduta da un Abate Primate, eletto per dodici anni da tutti gli abati: l'abate Primate risiede presso il monastero di Sant'Anselmo di
Roma.
Al
31 gennaio 2005 la confederazione contava 349 tra abbazie e priorati e 7.876 monaci, 4.350 dei quali
sacerdoti.
[1]Tra le congregazioni soppresse o estinte si ricordano:
Congregazione Benedettina Cluniacense (
931);
Congregazione Camaldolese di Santa Croce di Fonte Avellana (
XI secolo);
Congregazione Benedettina di Montevergine (
XII secolo);
Congregazione Benedettina dei Celestini (
1264);
Congregazione Benedettina Portoghese;
Congregazione Benedettina di Valladolid;
Congregazione Benedettina dei Santi Vitone e Idulfo (
1598);
Congregazione Benedettina di San Mauro (
1618).
Lo studio ed il lavoro [
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Con i Benedettini la cura del lavoro manuale ed intellettuale creò nel
Medioevo una sinergia unica ed irripetibile: studiando i testi antichi recuperarono nozioni ormai dimenticate in campo scientifico ed agricolo che misero a frutto nei loro monasteri e, per imitazione, si diffusero anche fuori.
Ad esempio, è tutta da ascrivere a merito dei Benedettini la rinascita medioevale dell'interesse per la
letteratura medica e la coltivazione di
erbe medicinali per uso terapeutico. Agli insegnamenti del passato loro aggiunsero la pratica della medicina come dovere etico del cristiano. D'altra parte nella Regola si impone che almeno due monaci in ogni convento siano (dovevano essere) addetti alla cura degli infermi negli stessi locali del convento in una zona non frequentata dai frati. Tra i compiti assegnati ai monaci-medici c'è (c'era) anche il reperimento e lo studio delle opere mediche a disposizione nel convento per poter conseguire l'abilità necessaria per la loro attività.
Esemplare è, in proposito, il caso di
Salerno dove, in un monastero nei pressi della città i Benedettini già nell'
820 avevano istituito un'infermeria aperta anche all'estero e molto contribuirono alla nascita della famosa
Scuola medica salernitana.
Per quanto riguarda l'agricoltura, introdussero la
rotazione triennale (il primo riferimento storico è stato rintracciato in un documento del
763 conservato nel
Monastero di San Gallo in
Svizzera) che consentì di migliorare la resa dei campi, trasformando i monasteri in avviate aziende agricole.
Il progresso tecnico e scientifico era ulteriormente avvantaggiato dalla circolazione delle conoscenze da un monastero all'altro attuato attraverso lo scambio dei testi ricopiati dagli
amanuensi.
Per tutte queste ragioni i monasteri benedettini vennero a svolgere un ruolo centrale nella società medioevale accogliendo personalità di primo piano. Così il numero crebbe insieme a quello dei monaci tanto che in quell'epoca non erano rari i monasteri che ospitavano oltre 900 individui ai quali occorre ancora aggiungere i numerosi dipendenti laici e le loro famiglie che vivevano nei paraggi. Considerando, inoltre, che i monasteri Benedettini erano sempre edificati in aree isolate e disabitate, essi spesso mettevano a frutto terreni abbandonati o boschivi da altri ignorati contribuendo ulteriormente alla crescita economia.
Benedettini e Benedettine celebri [
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San Benedetto da Norcia (
480circa-
547)
Santa Scolastica (
480circa-
547)
Papa Bonifacio IV (608-615)
Papa Gregorio II (715-731)
Papa Pasquale I (817-824)
Papa Pasquale II (1050-1118)
Papa Gregorio VII (1073-1085)
Papa Vittore III (1086-1087)
Papa Urbano II(1088)
Papa Celestino V (1294)
Papa Clemente VI (1342-1352)
Benedetto d'Aniane (
750-
821)
Costantino l'Africano (1020 - 1087)
Guido MonacoJohn MainSan GustavoSan Domenico di SoraSan RomualdoSan Giovanni GualbertoDom PérignonAnselm GrünRaffaele StramondoSan Mauro abateLe abbazie [
modifica]
I primi due monasteri dell'ordine (uno maschile ed uno femminile) furono fondati da San Benedetto a
Montecassino nel
529. Lui si occupò di quello maschile, mentre il femminile fu posto sotto la guida di
Santa Scolastica, sua sorella.
Nel medioevo le più importanti abbazie benedettine italiane furono l'
abbazia di Farfa, quella di
Nonantola, la
Novalesa e quella di
San Vincenzo in Volturno; in Germania l'
Abbazia di Fulda e quella di
Reichenau; in Francia
Tours,
Saint-Denis e
Cluny.
Altri monasteri benedettini italiani:
Abbazia di Monte CassinoSan Paolo Fuori le MuraBadia FiorentinaBadia di Cava de TirreniAbbazia di FossanovaAbbazia di PomposaAbbazia di CasamariAbbazia di ChiaravalleAbbazia di SubiacoMonastero di San Nicolò l'Arena a
CataniaMonastero di San Nicolò l'Arena a
NicolosiAbbazia dei Santi Nazario e Celso a
San Nazzaro SesiaAbbazia di San Benedetto in Polirone a
San Benedetto PoBadia LeonenseAbbazia di
San Martino delle Scale a
MonrealeAbbazia di Praglia (Padova)
Benedettini al cinema e nella letteratura [
modifica]
Cadfael. Serie di romanzi d'investigazione di
Ellis Peters, iniziata nel
1977, si svolge nell'
Inghilterra del
XII secolo, al tempo della guerra civile fra il re Stephen e la regina Maud, e ha per protagonista il benedettino
gallese Cadfael. La televisione britannica ne ha tratto una serie,
Cadfael - I misteri dell'abbazia, con protagonista
Derek Jacobi.
Il nome della rosa. Romanzo di
Umberto Eco, pubblicato nel
1980, si svolge nell'Italia del
XIV secolo, in un'abbazia benedettina di fantasia dell'appennino ligure, ma ha per protagonista il
frate francescano Guglielmo da Baskerville. Da questo romanzo è stato tratto il
film omonimo diretto da
Jean-Jacques Annaud con protagonista
Sean Connery.
Note [
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^ dati statistici riportati dall'Annuario Pontificio per l'anno 2007,
Città del Vaticano,
2007, p. 1452
Voci correlate [
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Rito benedettinoCenobitismoErbe medicinaliLetteratura medicaMonachesimoOrdini monasticiCollegamenti esterni [
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