venerdì 8 maggio 2009

PASOLINI : IL PROFETA DELLA RISCOPERTA DEL MONDO E DELL'UMANO VIVERE




Scritti corsari

Scritti corsari apparve in volume nel 1975, pochi mesi prima della morte di Pasolini. Raccoglieva articoli e recensioni apparsi nei due anni precedenti, la maggior parte sul Corriere della sera. Per la mia generazione, che allora aveva appena compiuto i vent'anni, si trattò della scoperta, esattamente al momento giusto e anche per questo entusiasmante, del piacere di ripensare le cose, di non accettare i paradigmi consueti, neppure quelli della sinistra e della contestazione, di osare sempre un'ipotesi ulteriore. Era impossibile essere d'accordo con lui su tutto: sulle sue accuse di fascismo rivolte agli antifascisti e di conformismo ai progressisti, sulla sua opposizione all'aborto ("una legalizzazione dell'omicidio"), sulla sua difesa del cattolicesimo e delle sue tradizioni, sul suo fastidio per le novità che a noi piacevano, il nostro linguaggio, la nostra moda. Il primo articolo del volume era contro i capelli lunghi, il secondo contro i jeans. Il più noto saggio del volume, "L'articolo delle lucciole", era una nostalgica rievocazione del mondo di prima, prima del consumismo e dell'omologazione, che a noi non parevano poi così orrendi e inumani (e infatti oggi quel consumismo e quell'omologazione, anni '70 doc, sono nostalgicamente diventati un mondo di prima per critici, scrittori e intellettuali che li vissero da giovani). Ciò nonostante Pasolini non ci apparve mai un padre a cui ribellarsi, piuttosto un compagno di strada, originale ai limiti dell'eccentricità e immune dunque da quello che allora ci pareva il peccato capitale della precedente generazione: la banalità, la prevedibilità. Giustamente la nuova edizione rilegata propone nella sopraccoperta una sua fotografia mentre gioca a calcio in un campetto di periferia, incongruamente in giacca, cravatta e scarpe derby. Un cinquantenne asciutto, in forma, circondato da giovani. A rileggerli oggi questi suoi scritti corsari conservano intatta la loro carica provocatoria e li consiglio perciò ai ventenni di adesso: a patto che evitino di leggerli come documenti storici o, peggio, come le intuizioni di un profeta capace di decifrare i segni dei tempi. Non credo affatto che il senno del poi gli abbia dato ragione: il suo annuncio di una prossima "dissoluzione naturale" della religione è stata clamorosamente smentita dal ritorno dei fondamentalismi, e il laicismo, che a lui sembrava il "nuovo valore" egemone, e in quanto tale minaccioso, della borghesia, si è dimostrato ben più fragile del previsto e assai poco necessario al nuovo capitalismo. Come in fondo un Galileo o un Cartesio, Pasolini era e resta innovativo non per le sue convinzioni ma per il suo metodo: dubitare sempre, di tutto, soprattutto di ciò che gli altri ancora non dubitano o non dubitano più; rifiutare ogni coerenza, lealtà e autorevolezza, mettersi in condizione, come scrisse in un passo molto citato (da un articolo su Chiesa e potere), "di non essere fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io considero del resto degno di ogni più scandalosa ricerca". Giudizio:
Scritti corsari
di Pier Paolo PasoliniGarzanti, 2007pp. 250

euro 16,60

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